Massachusetts General Hospital

 

 

Tutto iniziò nella maniera più assurda e complicata possibile...

 

Lunedì 9 maggio 2005. Ore 21. Mio piso. Da qualche parte nel barrio di Sants, a Barcelona.

Sapevo che prima o poi sarebbe dovuto uscire un bando per un posto per un tirocinio con la Harvard Medical School, al Massachusetts General Hospital di Boston. Tuttavia, siccome era ormai maggio e il bando non era ancora uscito, pensavo che questo ambizioso progetto di collaborazione tra i due atenei fosse slittato all'anno successivo.

Mi collego alla fatiscente pagina della mia facoltà.

Il bando era apparso.

E scadeva nel giro di 36 ore!!

Penso tra me e me: "Ok, Lorenzo, è la tua occasione, devi provarci". Un secondo dopo: "Ma va, manca troppo poco tempo, e poi figurati se vincerai tu"... Un altro secondo dopo: "Memento audere semper".

Prendo il cellulare, chiamo in sequenza mia mamma, il mio amico e collega Nico (tra l'altro futuro erasmus a Barcelona), e infine il mio relatore. Spiego a tutti la situazione e gli enormi favori che sto chiedendo loro. Tutti accettano di aiutarmi. Mitici!

Logicamente, non essendo in Italia, non potevo firmare i moduli, quindi per questo fine avrebbe provveduto mia mamma con le solite firme false (per una volta lei a me! :P). A mezzanotte ero riuscito a produrre tutti i moduli, certificati, CV e lettere di presentazione necessari...

L'indomani all'alba mia mamma avrebbe lasciato il tutto in una busta alla pasticceria, dove mezzora dopo il Nico sarebbe andato a prelevarla, per portarla al mio relatore, che avrebbe aggiunto una lettera di presentazione, e infine insieme avrebbero consegnato l'application alla segreteria.

A ora di pranzo, momento thrilling... Mi chiama il professore: ci sono delle  correzioni da fare! Io, in quel momento, ero tra il parco della Ciutadella e Barceloneta... Torno a casa di corsa, faccio le correzioni, spedisco l'email, e... incrocio le dita!

Alla fine, tutto sistemato.

Passano i giorni. Ricevo una telefonata da un certo dottore del mio ospedale, che mi informa un po' su come funziona il progetto, come si svolge la selezione, ecc. Dice che eravamo in otto e che nel giro di qualche giorno avrebbero scartato il 50% dei candidati.

Passano altri giorni. Mi richiama questo dottore, dicendomi che ero dentro al 50% dei selezionati! :)))) Adesso, però, c'era bisogno che traducessi in inglese la mia cover letter e il mio CV. Detto, fatto. Chiedo aiuto contemporaneamente a mio cugino (americano), a un mio amico erasmus di Londra e a mio papà (professore universitario, ha vissuto a Londra per alcuni anni)... Ottengo tre differenti e altrettanto perfette versioni. Faccio la somma. Divido per tre. Viene fuori una cover letter priva di qualsivoglia errore, ben scritta in ogni sua parte, soddisfacente ogni quesito sul mio conto: semplicemente perfetta.

Dopo altri giorni, mi giunge una email, dicendo che ero uno dei due studenti a essere selezionati per l'intervista telefonica col docente americano!! Gioia immensa!!

Il periodo immediatamente successivo è un po' infernale: passo ore e ore a cercare di immaginarmi ogni possibile domanda e la relativa risposta, a cercare di elaborare un discorso per presentarmi, a conversare coi miei amici inglesi e i loro amici...

Arriva il giorno dell'intervista telefonica. Ore 16. Sistemato in salotto nel mio mitico piso a Barcelona. Tutti i coinquilini mandati nelle loro camere. Porte chiuse. Tavolo con notebook acceso, con tutti i dati che mi sarebbero potuti tornare utili (perfino una pagina internet con tutti i premi nobel laureati ad Harvard e una con il dossier del mio interlocutore...), telefono, acqua, carta e penna...

Chiamo. Il tipo si rivela essere un inglese, con un accento British che non si trova neanche nelle audiocassette dei corsi in 200 lezioni in edicola... Parla chiaramente e lentamente, mi chiede di presentarmi. Io parlo con sicurezza, recitando il mio discorso imparato ormai a memoria. Mi fa qualche domanda, io rispondo. Alla fine mi dice che ho "eccellenti credenziali" e che sarà difficilissimo per lui decidere tra me e l'altro candidato, che avrebbe telefonato di lì a un'ora. Riattacchiamo.

Sospiro di sollievo. Vado col mio coinquilino brasiliano (il folle Gus) alla Xampagneria, per celebrare l'intervista andata bene. Mentre sono là, mi arriva una telefonata.

È il mio relatore. Mi dice che ho vinto io.

Esplosione di gioia a 1200 km di distanza.

 

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