Ciao! Hello! Hallo!
Hola! ... Chi più ne ha, più ne metta!
Questa pagina è
dedicata a una delle più interessanti e utili iniziative che la
Comunità Europea ha ideato per gli studenti universitari europei, il
programma Socrates-Erasmus.
Per chi fosse
all'oscuro (magari perché ha trascorso gli ultimi 15 anni sulla
Luna...), il suddetto programma non è altro che una serie di accordi
presi reciprocamente dalle centinaia di università europee, che
rendono possibile la mobilità degli studenti degli Stati membri
della CE (e non solo) all'interno delle università del nostro caro
amato Vecchio Continente. È così possibile per qualsiasi studente
trascorrere un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi in un'università
di un altro Paese europeo. Ciascuna università, comunque, ha preso
accordi solo con alcune altre istituzioni straniere, quindi c'è un
certo vincolo nella scelta della destinazione... ma le scelte
possibili sono ad ogni modo davvero molte!
Una volta presa la decisione di "partire per l'Erasmus",
è essenziale chiarirsi le idee sulle destinazioni
possibili, che sono parecchie: bisogna perciò fare una
scelta oculata. Innanzitutto, il problema della lingua:
in Italia, Francia, Spagna, Germania e Olanda si parlano
le rispettive lingue ufficiali; in tutti gli altri
Paesi, in teoria è sufficiente l'inglese. Dico
"in teoria" perché, se anche si avrà la fortuna di
trovare dei corsi in inglese (non è affatto scontato,
nonostante quello che si dica in giro...), bisognerà
comunque vivere la vita del posto in cui ci si trova: di
fatto, conoscere la lingua locale è essenziale per
interagire con gli abitanti e con gli studenti del
posto. Se non conosci bene la lingua parlata nel Paese
che hai scelto, non disperarti: sia le università
italiane, che quelle straniere, organizzano corsi di
lingua intensivi per studenti Erasmus. E poi, una volta
giunti in terra straniera, per sopravvivere imparerai
presto la lingua locale!
Un secondo aspetto da affrontare riguarda la
compatibilità dei corsi italiani con quelli stranieri:
nel caso di Medicina, comunque, questo non è certo un
problema, visto che i programmi dei corsi (e le
malattie!) sono più o meno uguali nelle università di
tutto il mondo. È comunque preferibile dare almeno
un'occhiata preliminare al sito dell'istituzione
straniera, per vedere quando i vari corsi che si intende
seguire sono collocati nell'iter formativo e per
controllarne i programmi.
Infine (o, a seconda dei punti di vista, "soprattutto"),
si deve scegliere la città giusta, quella che fa al caso
nostro. Per quanto riguarda questo aspetto, ci sono
varie scuole di pensiero: alcuni sono dell'avviso che
città medio-piccole, cosiddette "universitarie" (es.,
Uppsala, Salamanca, Grenoble, ecc.), siano la scelta
migliore, perché ci si trova in mezzo a un sacco di
studenti e non si è travolti dalla marasma delle
metropoli. Altri, al contrario, pensano che - se si
vuole fare una simile esperienza di vita - bisogna fare
le cose per bene: grandi città per avere mille
opportunità di conoscere gente dei più svariati ambienti
e di divertirsi quando non si studia (cioè il 99% del
tempo!!); quindi, Barcellona, Parigi, Londra, Berlino,
ecc. La scelta è ardua: in ogni caso, conta soprattutto
"essere in Erasmus", quindi in fin dei conti - se sei
indeciso - una destinazione vale l'altra.
È doveroso precisare, a questo punto, che non tutti
hanno il carattere giusto per intraprendere una simile
esperienza. Molti, infatti, possono decidere di partire
per l'Erasmus senza sapere esattamente a cosa stanno
andando incontro: vivere all'estero, senza i genitori,
gli amici, il/la fidanzato/a, potendo contare
(soprattutto durante i primi giorni) quasi solo su se
stessi, studiare e sostenere esami in una lingua
straniera, confrontarsi con realtà sociali e accademiche
diverse da quella a cui si è abituati, può non essere
un'esperienza affrontabile da qualsiasi persona. È
essenziale, per evitare di sentirsi costretti a
interrompere l'esperienza anzitempo e per aver successo
sia nell'ambito accademico che in quello umano, essere
flessibili, pronti ad adattarsi (magari temporaneamente)
a situazioni non proprio ideali (es., la ricerca della
casa può essere difficoltosa e si può essere costretti
per i primi giorni a dormire in ostello), vedere le cose
in modo positivo e non abbattersi ad ogni più o meno
grossa difficoltà che ci si trova davanti.
Assolutamente d'obbligo, per chiunque voglia conoscere
qualcosa di più "pratico" di questa incredibile
esperienza, è vedere il film L'appartamento spagnolo,
di cui potete trovare una
recensione. Non pensate "tanto è solo un film, nella
vita reale non andrà così"... Vi assicuro, le cose vanno
da così a meglio!
Puoi trovare un
forum
in cui sono raccolte testimonianze di studenti che sono (stati) in
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La "sindrome da Erasmus"
Prima di partire: agitazione,
nervosismo, confusione, paura. Non vedrete l'ora di
partire, ma allo stesso tempo troverete ogni giorno,
inconsciamente, un presunto motivo in più per non
partire. Resistete e raccogliete informazioni che
potranno esservi utili. Numeri di telefono, indirizzi,
contatti, e-mail, ….
Appena giunti: vi sentite estranei
(e lo siete infatti), non capite una parola della lingua
del posto, le case vi sembrano tutte bettole, le persone
che incontrate pensate non si lavino, il cibo vi fa
impressione, vi manca il/la vostro/a partner (che tra
poco dimenticherete), sarete tentati di ripartire…
Resistete e passate il primo periodo con altri nelle
vostre stesse condizioni, che saranno principalmente
altri italiani. Evitate di prolungare questa fase per
troppo tempo.
Prima di ripartire per l'Italia:
siete nati per vivere nella città dove vi trovate, non
sopportate più gli italiani, vi sentite liberi, volete
prolungare il più possibile il vostro periodo di studi
all'estero… Valutate correttamente. Potreste pentirvene.
Sia che rimaniate, sia che ripartiate.
Dopo il rientro in Italia (se
rientrate in Italia): siete estranei, non capite perché
devono parlare tutti maledettamente la stessa lingua
(l'italiano), vi sembrano tutti troppo ordinati,
organizzati, con orari rigidamente prefissati, vi
sentite soffocare, volete fuggire, volete tornare nella
vostra amata città e a casa vostra (perché quando
parlate della vostra camera in Erasmus continuate a
definirla la vostra camera, al presente, e, purtroppo,
non è più così). Resistete. Una volta tornati in Italia
ripartire sarebbe una follia, non trovereste più il
vostro mondo, saranno arrivati i nuovi Erasmus,
studiate, laureatevi e fate ciò che più vi piace, è
scoccata l'ora della costruzione del vostro futuro.
Magari pensando ad un post-lauream all'estero.
Citazioni da resoconti di
esperienze Erasmus
Non è proprio così facile cercare di spiegare in un
paio di pagine le sensazioni e le esperienze che hanno
reso così piacevole un anno trascorso a Madrid. Non sono
solo i ricordi infatti a legarmi a questa esperienza, ma
soprattutto il senso di familiarità che resta nei
confronti di una città così
lontana e di persone provenienti da ogni angolo
d’Europa.
È proprio questa, credo, la sensazione più impalpabile
ma incisiva per chi abbia trascorso un anno all’estero;
la nuova esperienza delle prime settimane diventa
l’abitudine di ogni giorno, una nuova vita, con i suoi
nuovi equilibri, e quasi senza accorgersene ci si trova
inseriti in una realtà prima sconosciuta.
(Marco, Madrid)
◊
La vita a Barcellona è veramente piena e si rischia
di arrivare al fine settimana esausti, però è stupendo
non avere mai un minuto per annoiarsi. Ognuno, in ogni
caso vive l’Erasmus come vuole ed in questo senso è (e
deve essere credo) l’esperienze di totale libertà in cui
si è catapultati e bisogna cercare di non perdersi
nemmeno le briciole, approfittando fino in fondo e
assaporando ogni singolo istante. Anche perché alla fine
si torna e Brescia a mangiare lo spiedo, che è buono, ma
la paella non c’è. E ti manca.
(Sebastiano, Barcellona)
◊
Qui i ritmi sono diversi perché si mangia più tardi,
le lezioni finiscono alle 21:30 e la gente esce anche
più tardi. Sembra strano, ma una volta qui tutto ti
sembra normale.
(Deborah, Valencia)
◊
È vero che qualsiasi persona ha paura a lasciare il
proprio mondo i propri amici e affetti, e questo e'
normale. Però è anche vero che ognuno di noi almeno una
volte ha pensato a come sarebbe vivere in un mondo
diverso, senza i condizionamenti della famiglia,
conoscendo nuove culture e nuovi stili di vita. Com'è
possibile essere sicuri che la vita che si sta vivendo
ci corrisponde se non si hanno fatto altre esperienze?
(Marco, Madrid)
◊
Comunque, so che all’inizio avrete un po’ di sano
timore reverenziale nei confronti dell'esperienza che vi
accingete ad affrontare... Tempo una settimana e sarà
solo un ricordo.
(Mauro, Helsinki)
◊
I mesi che ho vissuto a Madrid sono stati fantastici
e sicuramente non possono essere descritti in poche
righe: solo vivendola si capisce quanto sia bello ed
importante poter fare una esperienza del genere; vivere
in una città straniera lontano da tutto e da tutti,
condividere un appartamento e conoscere persone di tante
nazioni. Tutto questo difficilmente si incontra nel
solito, rassicurante e noioso “tram-tram” quotidiano:
certe volte (e questo è uno dei casi ) bisogna non
pensare troppo e “buttarsi”.
(Francesca, Madrid)
◊
In questi mesi infatti sono riuscito a conoscere
molto bene persone di altri paesi, altre culture, altre
religioni, facendo a mia volta conoscere le nostre.
Anche in questo caso la possibilità di confronto (e non
scontro) e mescolanza è straordinaria. Si ha la
possibilità di smentire molti luoghi comuni di pessimo
gusto, di poter vedere come realmente l'ambiente può
influire sulla persona, di assimilare usi e costumi che
aggradano e soprattutto si ha la possibilità di vedersi
da un punto di vista differente e più obiettivo.
(Marco, Madrid)
◊
Il confronto è decisamente una delle esperienze più
importanti che ho vissuto a Londra: vivere in una
metropoli con persone completamente diverse che tuttavia
si accettano è incredibile. Le cose più strane diventano
la normalità, e la tolleranza di ciascuno viene messa
alla prova.
Sinceramente rimpiango ogni giorno la mia vita
londinese, e mi sento di consigliare a chiunque di
provare questa esperienza. Si impara ad essere
indipendenti, ad affrontare situazioni nuove, e ci si
diverte molto. Adesso vedo tutto da un’ottica diversa:
lavorare all’estero in futuro è uno dei miei obiettivi,
e mi sembra molto più raggiungibile di prima. Sono in
contatto con persone che si trovano ai quattro angoli
del pianeta, e questa è una delle cose più belle che mi
rimangono dopo questo anno, anche se il mondo in cui
vivo ora mi sembra "ristretto".
(Giulia, Londra)
◊
Cercate di farvi notare il più possibile dai
professori, di fargli intendere i vostri problemi, le
vostre incertezze. Anche se magari non potranno
aiutarvi, sarà più difficile per loro bocciarvi...
(Marco, Madrid)
◊
Ci ho riflettuto abbastanza. Ma avevo una età ed una
consapevolezza tale per quello che volevo che la
decisione per il sì è venuta presto. Volevo “provare”
me stesso. Volevo vedere come avrei reagito in una
situazione totalmente diversa dalle solite. Vivo in una
città piccola e volevo provare la metropoli. Godevo
dell’appoggio dei genitori, ma volevo provare a far da
solo tutto. Non avevo mai cucinato nulla (beh, un uovo
sì…) e volevo imparare a farmi da mangiare.
L’Erasmus è stato per me e credo lo sia per tutti
soprattutto una grande esperienza di vita. Ti
cambia la visuale delle cose e ti fa imparare a
camminare da solo. Questo soprattutto mi piace
ricordare. Non voglio dimenticare i grandi divertimenti
(uno spasso), le donne, le nuove amicizie, la lingua
straniera, uno studio diverso. Ma ciò lo ritengo
secondario rispetto a quanto ti viene dato a livello di
crescita personale.
(Daniele, Barcellona)
Per concludere, di seguito trovi una lista di
interessanti siti che hanno a che fare con l'Erasmus:
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